Le antichissime origini di Modica e le vestigia in essa raccolte testimoniano la bellezza di un sito dove il tardo barocco e qualche illuminato esempio di liberty predominano quasi in modo assoluto. Rendono il grado di civiltà di una comunità che si sviluppò per secoli in quella che fu la capitale di un’antica e potente Contea il cui territorio, in pieno medioevo, si estendeva sino alle porte di Palermo.
Un “regnum in regno” che introdusse leggi e consuetudini che fecero della città un fiorente centro commerciale e agricolo grazie anche alle tecniche introdotte dagli ebrei e dagli arabi che convissero sino alla fine del quattrocento, assieme agli spagnoli e ai normanni, in serenità e prosperità.
La sua storia in qualche modo ha influito fortemente sull’impianto del tessuto urbano. Ricostruita dopo il terremoto del 10 gennaio del 1693 Modica offre al visitatore un aspetto singolare. Un “melograno spaccato” la definì Bufalino, “la città più caratteristica d’Italia dopo Venezia” è scritto nella prima edizione della Enciclopedia Treccani quando le strade principali, costruite dopo l’Unità d’Italia, non esistevano e al loro posto c’erano le cave dove scorrevano i fiumi. Le sponde erano collegate con dei ponti.
Visitare Modica è come penetrare all’interno di una città aerea. Nella diversità delle quote altimetriche, dove si adagiano interi quartieri, si concentrano, nella spazio di una fazzoletto, i monumenti più suggestivi. La torre del castello dei Conti sembra rincorrere le guglie centrali di San Pietro e San Giorgio, mentre una paesaggio da presepe caratterizza l’assetto urbanistico del centro storico, diviso in Modica Alta e Bassa. Modica fa parte dei Beni dell’Umanità dell’Unesco. Da visitare il palazzo della Cultura, nel cuore del centro storico,con i suoi musei.
Modica ha dato i natali al nobel per la letteratura Salvatore Quasimodo.
Il recupero del centro storico è stato reso possibile da una politica accorta dell’amministrazione comunale che ha messo in atto una strategia per una sua migliore vivibilità che è stata possibile grazie al mantenimento e al potenziamento in sito delle maggiori istituzioni cittadine e favorendo un restauro – è stato adottato un manuale di intervento per il centro storico – supportato da finanziamenti pubblici.
Torretta dell’Orologio
Sui resti post-terremoto (fine XVII sec.) di una torretta di avvistamento (fano) medioevale del castello dei Conti, posta a cavaliere delle mura sottostanti, è stato apposto, nel 1725, un orologio meccanico a contrappesi, ancora perfettamente funzionante, i cui complessi meccanismi vengono controllati e riavviati ogni 24 ore circa. Nel 1777 viene inviata lettera a Re Ferdinando di Borbone, in cui si chiede autorizzazione alla spesa per un primo restauro, in quanto il primo orologio è arrivato a tale stato che rendesi affatto inservibile… perché tutte le ruote sono contorte in grado che da più tempo a questa parte or non suona, ed or trasferisce notabilmente le ore in grave pregiudizio del pubblico nella vita civile. Gli ingranaggi, che permettono a tutt’oggi il funzionamento di quest’orologio esclusivamente in modo meccanico, vengono quotidianamente curati e regolati da un tecnico del Comune. Dalla balaustra della torre si può godere di un suggestivo, insolito, panorama sulla parte bassa del centro storico. La torre dell’orologio – imponente testimone secolare della vita cittadina – è sempre stata considerata il “simbolo” dell’antica nobile Città di Modica e insieme alle due chiese maggiori di Modica – dichiarate “patrimonio dell’Umanità”.